Maybachufer, chi era costui? Non ne ho la più pallida idea, di certo so solo che non era un mitico cuoco francese, in ogni caso è il nome di una delle più interessanti vie di Berlino, quella dove ha sede il Türkischer Mark, il mitico mercato dei turchi.
Basta un attimo per dimenticare che alle spalle del mercato scorre la Spree, quei flutti azzurrastri non sono invece quelli del Bosforo? E Neukölln, siamo sicuri che sia un quartiere di Berlino e non di Istambul? In effetti a giudicare dal numero di donne che indossano lo jiab, diversi tipi di chador, o addirittura il niqab, parrebbe proprio di essere in un paese musulmano. Bastano pochi passi tra le affollate e coloratissime bancarelle per rendersi conto però che tutti parlano tedesco, e lo parlano come una sorta di lingua franca che gli permette di superare le differenze linguistiche, o addirittura dialettali, dei loro paesi di provenienza, che per noi sono una specie di galassia indifferenziata ma hanno invece diversità abissali.
Le bancarelle sono uno spettacolo nello spettacolo che coinvolge tutti i sensi: colori che pensavamo di aver dimenticato, profumi inebrianti e sapori... con quanta goduria ho messo alla prova il mio tedesco ancora elementare discutendo col venditore della dolcezza dei suoi ananas, che generosamente faceva assaggiare ai passsanti (ovviamente uno è venuto a casa con noi).
Dentro il mercato vero e proprio si gira, si annusa, si guarda, si contratta, si compra e si mangia, esattamente come in qualsiasi bazar degno di questo nome, e si trova davvero di tutto, di ottima qualità e a prezzi bassissimi. I turchi non hanno fatto come gli italiani, che hanno aperto negozi che, avendo l'intenzione di spennare i tedeschi innamorati dell'italianità (proponendogli magarti cose che con l'Italia hanno poco a che fare) hanno prezzi inavvicinabili; hanno pensato piuttosto a sfamare la loro comunità con i cibi a cui era abituata a casa sua e a prezzi abbordabili, e con questo hanno reso un servizio inestimabile alla intera collettività berlinese, che quando non sa dove trovare un ingrediente particolare, o quando, semplicemente, ha voglia di deliziarsi il palato senza vuotare il portafoglio "va dai turchi".
Dentro il mercato si trovano bancarelle di pollo, pesce e formaggi, invece nella via, non facente parte del mercato vero e proprio, ma come un obbligatorio completamento, c'è un macellaio halal che vende agnello e manzo, e lì ho comprato l'agnello di cui al titolo, un chilo abbondante di coppa di agnello pagato circa 5 euro.
La ricetta con cui l'ho cucinato non è turca, anzi, è tratta da una ricetta classica friulana, con qualche modifica "locale".
Ingredienti: 1 kg circa di agnello, olio extravergine, curry, aglio, 1 bicchiere di brodo di verdura, cipolla, 1 pezzo di radice di sedano, 1 carota, salvia, rosmarino, timo, basilico, patate
Rosolare in una capace padella l'agnello tagliato a pezzi e l'aglio tritato, aggiungere abbondante curry, bagnare col brodo e cuocere a fuoco moderato per mezz'ora.
Nel frattempo tritare finemente la cipolla, la carota, il sedano e gli odori e disporli sul fondo di una teglia.
Ricoprire il trito con la carne di agnello e il suo sugo, chiudere la teglia con un foglio di alluminio e cuicere in forno medio per un'ora.
Lessare a parte le patate, spellarle, tagliarle a pezzi, aggiungere all'agnello, lasciar insaporire qualche minuto e servire caldissimo.
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